Ridurre, Riusare, Riciclare.
Sono le tre “R” che ci piacciono e che vogliamo celebrare nella giornata mondiale del Riciclo, in occasione della quale abbiamo anche attivato una convenzione con la Fondazione Experience di Campus X, per diffondere ancora di più l’abitudine all’acquisto consapevole fra le nuove generazioni.
Perché sono proprio le nuove generazioni quelle più aperte al second hand: specie nell’abbigliamento. Secondo un recente studio thredUp, il 41% per cento dei consumatori afferma che quando si tratta di abbigliamento, il second hand è il primo orientamento; di essi il 46% appartiene proprio alla Generazione Z e Millennial.
Noi di Sitenne siamo venuti prima ed abbiamo intrapreso la strada del “consignment” business già nel lontano 2010. Ed è un settore, quello del conto vendita, che rappresenta il riuso in assoluto a più basso impatto sulle emissioni carbone, perché legato al territorio e alla vera re-immissione dei prodotti sul mercato.
Non tutti sanno, infatti, che anche nel mercato dell’abbigliamento di seconda mano non sempre ci si trova di fronte a capi di cosiddetto “preloved” fashion, con conseguenze spesso tutt’altro che ecologiche. L’usato in questi casi proviene dall’estero – spesso da paesi extraeuropei – in stock e “balle” che sono poi selezionate al dettaglio producendo numerosi scarti, gravando così sull’atmosfera (i prodotti sono trasportati da un continente all’altro al parti del retail standard) ma anche sui sistemi locali di smaltimento dei rifiuti (i capi scartati finiscono nelle nostre discariche). È questo solo uno dei tanti esempi di “greenwashing” a cui bisogna badare per un reale acquisto consapevole e verde.
Guidati dal crescente interesse delle big corporation per il settore dell’usato, numerosi sono i rapporti statistici prodotti negli ultimi anni: tutti sottolineano come il mercato del second hand sia in espansione rispetto al tradizionale, che invece riduce il proprio volume di affari.
Con una crescita di tre volte superiore rispetto fast fashion, si stima che il mercato del preowned possa lievitare del 217% nei prossimi 13 anni: 82 miliardi di dollari solo negli USA. Il maggiore picco di crescita, complice anche l’onda lunga della pandemia, è stato il 2022 che da solo ha registrato un incremento del 24%.
E mentre anche i big dell’inquinamento industriale tessile stanno pensando di introdurre spazi second hand nei loro punti vendita, noi di Sitenne proseguiamo sulla nostra strada del Vintage. E ci ricordiamo sempre che le tre “R” non sono un’invenzione recente, come vorrebbe farci pensare una certa industria sensibile più al business che ai contenuti: le tre “R” appartengono da sempre alle buone pratiche della nostra cultura pre-consumistica, neanche troppo lontana dal presente. Un’epoca in cui il risparmio e la consapevolezza guidava le scelte dei nostri padri e nonni, dove si rammendava e rimetteva in uso, dove una giacca ed un completo attraversavano le generazioni… un’epoca che poi è anche l’epoca da cui provengono i nostri capi di vero Vintage.
Ottimo argomento!
È giusto tenere gli occhi sempre aperti sul green washing.
Spesso serve a mettere in luce i marchi “VIP” a discapito delle produzioni fatte onestamente; grandi e piccole, soprattutto a danno di quelle locali artigiane che non possono competere con chi bara. I piccoli brand, proprio perché di solito puntano sulla passione per la moda, producono abbigliamento di qualità, che pur generando basso impatto ambientale e creando valore e occupazione, vengono snobbate, rimanendo misconosciute.